Dopo il riflesso acceso dai blitz di polizia e municipale, è calato nuovamente il buio sulla situazione di marginalità e di degrado delle persone extracomunitarie che vivono ammassati negli scantinati e nei garage del centro storico. In compenso, con interventi esclusivamente repressivi che non vanno a fondo delle dinamiche sottese ai fenomeni, i problemi di convivenza tra le diverse comunità straniere e gli abitanti della parte antica della città sembrerebbero addirittura acuirsi.
Certo, esistono situazioni estremamente differenti a seconda delle comunità di appartenenza e del livello di integrazione. Tra le comunità straniere, probabilmente, la più “chiusa” è quella bengalese, tanto che è diventato molto complicato comprendere fin dove esiste una naturale solidarietà tra connazionali e dove, invece, c’è un “sistema” organizzato e piramidale ai limiti della legalità che controlla la vita di queste persone, dall’ottenimento del lavoro con gli annessi documenti alla scelta della casa e addirittura dei market dove spendere. «Su questo tipo di dinamiche è giusto che indaghino le forze dell’ordine, va detto, però, che è naturale che una persona che si trova in una Paese straniero e che non conosce la lingua tende a far riferimento ai propri connazionali. Accade anche a chiunque di noi quando dobbiamo stabilirci all’estero, cerchiamo un punto di riferimento che possa essere familiare. E certamente non si tratta di una dinamica illegale», spiega Antonio Bonifacio, direttore dell’ufficio Migrantes dell’Arcidiocesi.
Se, quindi, i primi riferimenti sono i connazionali, è evidente che anche nella ricerca della casa si prediligeranno soluzioni condivise con persone con cui ci si può innanzitutto comprendere, non soltanto nel parlare. «Salerno – chiarisce Bonifacio – è una città che da anni si occupa di accoglienza ma ora siamo a una fase successiva, l’integrazione, e da questo punto di vista il fenomeno è relativamente “giovane”, si tratta di una decina d’anni in cui, soprattutto, si è creata domanda di lavoro anche da parte di cittadini stranieri che sono riusciti a creare delle proprie attività imprenditoriali. Consegue che chi lavora in settori come l’edilizia, la cura delle persone anziane o anche nella ristorazione ha la necessità di vivere quanto più vicino possibile al posto di lavoro».
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Le “case tugurio” a Salerno: «Basta ai pregiudizi»
di Eleonora Tedesco
Silenzi dopo blitz e sgomberi, Bonifacio di “Migrantes”: «Niente criminalizzazioni: trovare un letto qui è difficile»

- Pubblicato il 24 Ottobre 2025
- Tags: centro storico, salerno, sos sicurzza
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