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Valle dell’Irno, finte assunzioni per pagare le estorsioni

di Alessandro Mosca
Il “triangolo dell’usura”: contratti di lavoro ai De Cesare dagli imprenditori delle pelli a garanzia dei soldi da restituire
Valle dell’Irno, finte assunzioni per pagare le estorsioni

Sono fissate per oggi, davanti ai gip di diversi tribunali, le udienze per la convalida dei fermi per le 16 persone finite in carcere con le accuse – a vario titolo – di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti di due imprenditori del settore conciario attivi a Solofra, operazione eseguita nella giornata di mercoledì dalla Direzione investigativa antimafia di Salerno dopo le indagini condotte dalla Dda salernitana (Carlo Rinaldi ed Elena Guarino i sostituti procuratori titolari del fascicolo).

Un’inchiesta che ha permesso di svelare una sorta di “triangolo delle estorsioni” in cui gli imprenditori taglieggiati si sono rivolti prima a persone legate al clan Genovese della Valle dell’Irno per poi – dopo aver subito pressioni e minacce per la difficoltà nel pagare i debiti – chiedere aiuto ai referenti del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia e, infine, finire nelle mani del nuovo clan Partenio di Avellino.

Una vicenda, dunque, che nasce dalla Valle dell’Irno e che vede la presunta partecipazione di personaggi di spicco della criminalità organizzata locale, già coinvolti in passato in altre vicende. E che vede come primo “protagonista” Gaetano Schettini: l’imprenditore 44enne di Fisciano, infatti, è ritenuto una sorta di “broker” del giro d’usura collegato al clan Genovese.

È lui, infatti, a fornire la prima dazione di denaro agli imprenditori con un tasso mensile prima del 10% e poi del 12% mensile per una cifra totale di circa 95mila euro. E fu proprio Schettini, secondo quanto ricostruito nelle indagini, ad usare per la prima volta violenza sui due imprenditori, schiaffegiando in pubblico uno dei due in seguito a un mancato pagamento.

Il 44enne fiscianese, in passato finito al centro di un’inchiesta sulle case d’appuntamento nella Valle dell’Irno, è stato l’uomo a finire nel mirino dei D’Alessandro dopo la “richiesta d’aiuto” degli impresari delle pelli al clan: i delegati degli stabiesi, infatti, si recarono presso l’attività di Schettini per chiarire definitivamente la questione del “trasferimento del debito”, organizzando una sorta di spedizione punitiva che, però, non andò a buon fine perché il 44enne, al momento della “missione” era ristretto agli arresti domiciliari.

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