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Salerno torna a viaggiare per la Bersagliera

di Dario Cioffi
Un esodo che porta con sé entusiasmo, bellezza e voglia di futuro
Salerno torna a viaggiare per la Bersagliera

Salerno torna a viaggiare. Ed è un esodo che porta con sé entusiasmo, bellezza e voglia di futuro. L’esilio è finito, non sarà un “liberi tutti” per sempre, perché di restrizioni di qui a fine stagione ce ne saranno ancora, e però dopo mesi d’autostrade deserte e settori ospiti senza gente né colori, oggi la Salernitana si riappropria della sua anima, del suo popolo, pure fuori casa. Latina è vicina, ma se fosse stata lontana sarebbe accaduto lo stesso. Arde la passione, e quei 1400 biglietti “dedicati” son stati bruciati in poche ore. Il club pontino ha capito, “raccolto” l’occasione a propria volta, e ne ha concessi altri. Andati a ruba pure quelli.

È il cuore granata che torna a pulsare forte anche in trasferta, non per il primato ma per qualcosa di più grande che non si limita alla pur importante (e ci mancherebbe!) dimensione d’una classifica che vede la Bersagliera al comando benché con una gara in meno rispetto al Catania che da venerdì sera s’è affiancato in vetta. Per la capolista, sì, certo, e però soprattutto per un sacro fuoco di partecipazione che non s’è spento con la serie C. Anzi, s’è alimentato. Roba su cui i sociologi si divertirebbero. O comunque che li terrebbe parecchio impegnati.

E basta (ri)vedere, per credere, il meraviglioso spettacolo offerto domenica scorsa dalla Curva Sud Siberiano nel derby contro la Casertana. Più d’una meravigliosa scenografia, un manifesto da leggere dentro il suo significato, oltre che un’istantanea da ammirare e che in poche ore ha fatto il giro del mondo. L’hanno realizzata lavorando giorni e notti senza sosta, con un genio che ispira e la regia dei veterani del tifo, tanti “ragazzi di oggi”, una nuova generazione di cuori granata che dà forza e futuro a una storia che non la smette di scrivere altri capitoli. L’asticella dell’idea e dell’esecuzione si è alzata molto, perché colori sociali, bandiere ed altre espressioni “più semplici” qui si sono già messi in scena trent’anni fa, quando non erano ancora nati parecchi di questi giovani supporters che oggi tengono altissima quella tradizione. E allora c’è il desiderio, ogni volta, d’andare oltre.

È quello che si chiede anche alla squadra, bravissima a rialzarsi subito dopo il primo scivolone e a riprendersi la testa della classifica che per qualche ora – con l’asterisco d’una partita in meno – era finita ad altri. Per l’ottava volta su undici partite la Salernitana ha vinto con un gol di scarto, il minimo, facendoselo bastare. È un segnale di forza ma anche di “margine” che questo gruppo ha ancora. Per crescere. E per continuare a (far) sognare. Fin da oggi, in uno stadio che non è il suo, eppure che somiglierà molto all’Arechi, nel giorno in cui Salerno torna a viaggiare…

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