Una rivendita di banconote in euro false in un “basso” del centro storico di Napoli. Da quella base logistica le monete contraffatte avrebbero raggiunto diverse città d’Italia e d’Europa. È questo il quadro emerso dalle indagini della Direzione distrettuale Antimafia della procura di Napoli, un’attività investigativa culminata questa mattina con l’esecuzione un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di 63 persone. L’operazione è stata eseguita da militari del comando carabinieri Antifalsificazione Monetaria, supportati da quelli dei comandi provinciali di Napoli, Milano, Salerno e Agrigento, del decimo reggimento Campania, del settimo nucleo Elicotteri di Pontecagnano e, per l’estensione internazionale, da Europol. Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla vendita di valuta in euro contraffatta anche all’estero, di concerto con chi ebbe a produrla, aggravata dall’aver agevolato l’attività del clan camorristico Mazzarella, egemone nella zona Mercato-Pendino di Napoli, di concorso nella vendita della valuta contraffatta e, in due episodi, di tentata estorsione.
Il mandato di cattura europeo
Nello stesso contesto, in Francia, personale del locale Office Central pour la Repression du Faux Monnayage ha eseguito un mandato di arresto europeo nei confronti di un italiano destinatario della misura restrittiva nel frattempo localizzato in quel Paese. Applicata per 48 soggetti la misura cautelare della custodia in carcere, per 14 quella degli arresti domiciliari e per una persona la misura del divieto di dimora nel Comune di Napoli. L’ammontare complessivo del business illecito è stato valutato in 6 milioni di euro. Le basi logistiche venivano gestite come dei negozi, con l’indicazione perfino di orari di apertura e chiusura al pubblico.
Le rivendite di banconote false
La rivendita del Mercato-Pendino era infatti aperta, nei giorni feriali, dalle 9 alle 17, mentre di domenica dalle 9 alle 13. Nella stessa era possibile acquistare banconote da 100 euro, definite in gergo dai sodali “del vecchio tipo” e “del nuovo tipo”, ovvero appartenenti alla serie “epoche e stile” e “Europa”, banconote da 50 euro, definite in gergo, rispetto alla qualità della loro fattura, “B/B”, “Maradona” e “Pelè” (in ordine decrescente rispetto alla qualità) e da 20 euro, di un’unica tipologia di contraffazione.
Il business del clan
L’inchiesta ha confermato l’intento di agevolare il clan Mazzarella: la zona in cui l’organizzazione ha operato, denominata comunemente ‘Ncopp’ ‘e mura’, è notoriamente sottoposta all’egemonia criminale del gruppo camorristico, al quale venivano corrisposte costantemente, e in forma libera, parte dei proventi della vendita di banconote false. Circostanza confermata da un collaboratore di giustizia che, già molti anni prima dei fatti, aveva riferito di una banda dedita alla vendita di “soldi falsi”. Il provvedimento cautelare segue un’altra operazione dell’unità specializzata dell’Arma dei carabinieri, per il cui procedimento, definito con richiesta di giudizio immediato, in data 7 novembre 2023, il Gup ha già emesso le prime sentenze di condanna a carico di buona parte dei soggetti imputati. Eseguite, nel tempo, diverse importanti operazioni di sequestro di valuta in euro contraffatta, per un valore nominale complessivamente stimato in oltre 200mila euro, e da sette arresti, eseguiti in flagranza di reato, di acquirenti, tre dei quali cittadini francesi in procinto di rientrare nel proprio Paese. Le indagini hanno permesso di definire la capacità degli associati di esportare la valuta contraffatta all’estero. Infatti, non c’è stato solo l’arresto dei tre cittadini francesi, ma si è documentato, mediante intercettazioni, che la valuta era stata venduta in Francia, Spagna e Grecia. Qualificati, infine, i compiti assegnati a ciascun appartenente al sodalizio: capo/promotore, organizzatori, custodi, corrieri, vedette, addetto alle pulizie del basso terraneo.