Salerno è tra i 22 i capoluoghi dove la mensa scolastica è dichiarata per meno del 10% degli edifici presenti. Scendendo nei particolari, nella nostra città su 80 istituti solo in sette permettono agli studenti di mangiare a scuola. Un dato che, in termini percentuali, dà un misero 8,75%, un punto e mezzo al di sotto della soglia del 10%. Peggio di Salerno in Campania fa solo Napoli, con l’1,24% dei plessi in cui è attivo il servizio di refezione. Più alti, ma comunque al di sotto del dato nazionale, i valori per gli altri capoluoghi di provincia della “terra felix”: Caserta s’attesta al 22,95%, Benevento al 22,27% e Avellino al 20,63%.
Un altro primato negativo, dunque, per Salerno, una maglia nera per le mense scolastiche che riassume in sé la sintesi di un fallimento, almeno per quanto riguarda il welfare scolastico (proprio di recente, intanto, nel capoluogo è iniziato il servizio di refezione affidato alla nuova società che si è aggiudicata l’appalto indetto negli scorsi mesi dal Comune con diverse innovazioni “green”). Perché, come mette in risalto OpenPolis che ha effettuato la ricerca per l’intero Paese, la deprivazione alimentare incide di più tra bambini e ragazzi. Un fattore che è stato più volte collegato con il fenomeno dallo stesso garante dell’infanzia dal momento che purtroppo per alcuni bambini quello alla mensa scolastica rappresenta il pasto più completo e sano dell’intera giornata.
Un segnale di possibile povertà alimentare che gli indicatori più recenti sembrano confermare. Due in particolare: la quota di famiglie che dichiarano di aver attraversato nel 2021 difficoltà economiche tali da impedire l’acquisto del cibo necessario, condizione sperimentata in Italia dal 4,9% dei minori di 16 anni in quell’anno.