Skip to content

La cicola del Cilento

Un altro prodotto identitario verso l’elenco dei Pat in Campania
La cicola del Cilento

Identità, visione e collaborazione istituzionale: queste le parole chiave del progetto “La Cicola del Cilento – inserimento nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Campania”, presentato qualche giorno fa a San Giovanni a Piro, nel profondo Cilento. A cura della Federazione Regionale degli Ordini dei Veterinari della Campania e dei Comuni di San Giovanni a Piro (soggetto capofila), di Centola e Roccagloriosa, con il patrocinio morale della Provincia di Salerno, dell’AslSalerno, dell’Ordine dei Medici Veterinari della provincia di Salerno e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, la serata ha rappresentato un importante momento per le comunità territoriali coinvolte e per la valorizzazione di un prodotto della tradizione tipica delle comunità dove si produce la cicola.

Il salume

La volontà è quella di valorizzare questo salume cotto, una sorta di sottoprodotto realizzato con pezzetti di carne di scarto e sugna, che ancora resiste – con alcune piccole varianti – nell’area vicina e nei comuni di San Giovanni a Piro, Centola e Roccagloriosa. Il beneficio economico, oltre che culturale e identitario, sarebbe indubbio: andando a rafforzare gli strumenti in mano a operatori turistici, ricettività e ristorazione. In opposizione a un mercato che tende alla standardizzazione dei prodotti, i PAT intercettano alcune esigenze culturali del consumatore, introducendo riferimenti a valori comunitari e di vicinanza al territorio.

La procedura

«Il cibo può essere definito cultura nel momento in cui diventa il mezzo attraverso il quale condividere i sapori e i saperi del territorio, un elemento fondamentale di crescita locale e promozione di tutto il territorio», ha sottolineato il presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari della provincia di Salerno Orlando Paciello. La cicola del Cilento è l’ennesima dimostrazione che del maiale non si butta via niente. La procedura vuole che la testa del maiale e le ossa con i pezzetti di carne siano cotti separatamente rispetto alle parti grasse e che, in un secondo momento, vi sia il matrimonio finale. Ma, come accade spesso per le preparazioni tradizionali, sono tante le varianti quante le famiglie che la tramandano.

Leggi anche

Trend food 2025
La frittata nel ruoto
Zuppa Santè