Skip to content

Salicornia: l’asparago di mare che fa bene al fegato

di Antonella Petitti
Lo conferma lo studio realizzato dall’Università di Pisa
Salicornia: l’asparago di mare che fa bene al fegato

Prevenire la steatosi epatica, patologia conosciuta anche come “fegato grasso”, grazie all’estratto dei germogli di salicornia è possibile. Lo dimostra la ricerca firmata dall’Università di Pisa pubblicata sulla rivista Antioxidants e condotta nell’ambito del progetto europeo HaloFarMs.

Sono le foglie più giovani ad avere livelli significativamente più alti di composti bioattivi, come polifenoli totali, flavonoidi, flavonoli e antociani rispetto a quelle più vecchie.

Alla luce di questi risultati, la salicornia emerge come un alimento prezioso da inserire nei pasti, soprattutto per coloro che soffrono di malattie cardiovascolari, disturbi epatici e steatosi“, commenta la professoressa Annamaria Ranieri dell’Università di Pisa.

Cos’è la salicornia?

La salicornia è una pianta alofita, capace cioè di vivere in terreni salini e marginali in condizioni proibitive per la maggior parte della vegetazione. Il suo nome deriva dalla forma delle sue ramificazioni, che ricordano dei piccoli corni.

Questa pianta esercita una importantissima funzione ecologica: la sua capacità di estrarre i sali dal suolo serve infatti a contrastare l’impoverimento idrico dei terreni. Basti pensare che attualmente circa 18 milioni di ettari nel mondo, che corrispondono al 25% del totale delle terre irrigate nell’area Mediterranea e al 7% della superficie totale del pianeta, sono colpite dal fenomeno della salinità. 

Lo studio sulla salicornia si è svolto nell’ambito di HaloFarMs, un progetto finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dal Programma PRIMA, la Partnership per l’innovazione del settore idrico e agro-alimentare nell’area mediterranea promossa dall’Unione Europa con la partecipazione di 19 Paesi.

Alla base c’è l’idea di sviluppare e ottimizzare nuovi sistemi di agricoltura sostenibile basati sull’uso delle piante alofite. Oltre a desalinizzare il suolo, le alofite vengono studiate per impiegarle nell’industria cosmetica, alimentare e veterinaria. L’adozione da parte degli agricoltori dei risultati del progetto ha così l’obiettivo di diminuire la salinizzazione del suolo, aumentare le rese dei terreni senza esaurire le risorse di acqua dolce, e diversificare le fonti di reddito.

Come si prepara la salicornia?

Pulizia: Prima di cucinarla, è importante lavare bene la salicornia sotto acqua corrente, eliminando eventuali residui di sabbia e le parti più dure.

Cottura: La salicornia può essere consumata sia cruda che cotta. Se è molto giovane e tenera, è ottima cruda in insalata, condita semplicemente con olio extravergine d’oliva e limone. Essendo già molto salata di suo, meglio evitare di aggiungere sale. La cottura più comune è in padella, con un filo d’olio e un po’ d’aglio. La si può anche saltare in padella con altri ingredienti, come pomodorini o gamberi. Buona anche lessata e condita con olio e limone, oppure aggiunta a risotti, zuppe e frittate.

Dove trovare la salicornia?

La salicornia si trova nei negozi di prodotti biologici, nei mercati rionali e in alcuni supermercati ben forniti, soprattutto nei periodi di raccolta. Il momento migliore per consumarla va dalla fine della primavera all’inizio dell’estate.

Leggi anche

Insalata di gallina con puntarelle e cachi
Treccia di frutta secca con crema calda di liquore Strega
Roccapiemonte, maltratta i genitori: allontanato 37enne