«Resisteremo». Le parole sono come pietre e, in alcune occasioni, diventano un mantra. Resistere, adesso, è la missione di Franco Alfieri, il sospeso presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum che ieri mattina, a distanza di 124 giorni dall’arresto che l’ha portato prima (per circa tre settimane) in carcere a Fuorni e poi ai domiciliari nella sua abitazione di Torchiara, torna nel capoluogo. E lo fa per partecipare alla prima udienza del processo con il rito immediato istruito davanti al secondo collegio della seconda sezione penale del tribunale di Salerno e che lo vede imputato – insieme ad altre cinque persone – dopo l’inchiesta sugli affari per gli appalti della pubblica illuminazione a Capaccio Paestum (e non solo).
Il sostegno
«Resisteremo» è la parola che ripete a tutti coloro che raggiungono la Cittadella Giudiziaria per salutarlo, incontrarlo o più semplicemente vederlo dopo oltre quattro mesi di limitazione della libertà personale. In tanti arrivano da Agropoli, Capaccio o dal resto del Cilento. E le parole di Alfieri, in alcuni casi, provocano addirittura commozione.
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