La campagna di trasformazione del pomodoro da industria 2023 si chiude con numeri in leggero calo e costi di produzioni alle stelle. A sottolinearlo l’Anicav che ha evidenziato le difficili condizioni climatiche che hanno fatto slittare la campagna di trasformazione. Tempi allungati fino a questo mese. Maggiori oneri, maggiori costi per energia elettrica e manodopera. Fattori che, come ha ricordato il presidente di Anicav Marco Serafini, si aggiungono all’aumentato dei prezzi degli imballaggi e della materia prima che mettono a «rischio gli utili d’impresa». Basta pensare che uno dei punti critici, è stato quello di trovare un accettabile accordo «sul prezzo medio di riferimento della materia prima». A ribadirlo ancora oggi è il direttore generale di Anicav, Giovanni De Angelis che chiede: «Occorre un nuovo rapporto di filiera».
I numeri
Al di là delle difficoltà, il comparto della trasformazione del pomodoro da industria conserva un peso notevole nell’economia italiana, in particolare del Mezzogiorno, ancor di più in provincia di Salerno, dove l’Agro nocerino fa la parte del leone.
Nel 2023 in Italia sono stati prodotti 5,4 milioni di tonnellate di prodotto, in leggera riduzione (-1,3%) rispetto al 2022. Nel dettaglio, ad essere penalizzato è stato il Nord del paese con 2,8 milioni di tonnellate (-3% sul 2022), mentre al Centro Sud sono state trasformate 2,6 milioni di tonnellate di pomodoro, in linea con quello della scorsa campagna nonostante un maggiore investimento in ettari (+5%) rispetto allo scorso anno. Diminuita a Nord e a Sud la resa agricola, a causa della necessità di maggior uso di pomodoro per garantire elevati standard qualitativi. Quella del pomodoro da industria rappresenta la più importante filiera italiana dell’ortofrutta trasformata e, con un fatturato complessivo (2022) di 4,4 miliardi di euro, generato da circa 10.000 lavoratori fissi e 25.000 stagionali, più la manodopera impegnata nell’indotto.