«Vi era un uso costante e indiscriminato di psicofarmaci, anche senza necessità terapeutiche. Consultando le cartelle cliniche di alcuni trattenuti si vedeva da una parte la prescrizione di questi psicofarmaci e dall’altra la non necessità almeno a fini terapeutici per quanto emergeva dalla cartella clinica». Lo ha spiegato Nicola Cocco, medico specialista in malattie infettive e consulente della Procura di Milano. Procura che ieri ha sequestrato di fatto il Cpr di via Corelli, impedendo alla Martinina srl, società con sede a Salerno, di continuare a gestire la struttura. «Se volete dei numeri – ha spiegato Cocco agli inquirenti – posso dire che io, lavorando presso l’Istituto Beccaria e gli istituti penitenziari di Opera, San Vittore e Bollate come medico infettivologo, ho constatato che circa il 40% dei detenuti prende psicofarmaci, questo è un dato rilevabile ufficialmente; all’interno del Cpr di via Corelli questa percentuale raddoppiava arrivando al 70%».
Sporco e cibo avariato
Lo stesso medico ha parlato di altre serie problematiche: «i bagni erano in condizioni vergognose e le camerate erano sporche». E ancora: «La situazione risulta molto più grave se si passa a considerare lo stato di salute mentale dei detenuti. In primo luogo – ha riferito – sono evidenti le problematiche comunicative, non supportate dalla presenza di un sistema attivo di mediazione linguistica». Una dipendente ha raccontato in merito al cibo: «A me sembrava pasta con il gorgonzola, in quanto aveva un odore rancido, poi mi sono accorta invece che era pasta con le zucchine andata a male. Ho cercato di evitare che venisse mangiata dai trattenuti, ma non sono arrivata in tempo, 40 persone hanno avuto un’intossicazione alimentare. Quasi tutti i giorni il cibo era scaduto o avariato». I migranti stavano in «posti pieni di piccioni, nutriti dagli stessi trattenuti e, com’è noto, i piccioni portano malattie. Vi era spazzatura ovunque – ha proseguito – le stanze erano lorde, piene di mozziconi, le lenzuola erano sporche, fatte di tessuto non tessuto e non venivano ovviamente cambiate tutti i giorni».