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Agente “infedele” a Fuorni: rebus sulle buste schermate

di Alessandro Mosca
Altri approfondimenti d’indagine su Francesco Giugliano e la sua compagna
Agente “infedele” a Fuorni: rebus sulle buste schermate

C’è un elemento su cui, adesso, la Procura di Salerno – il fascicolo è affidato al pm Maria Carmela Polito – sta approfondendo ogni dettaglio dopo il giovedì di caos vissuto fra il carcere di Fuorni e Battipaglia che ha portato all’arresto dell’agente della penitenziaria Francesco Giugliano e della compagna Anna Maria Russo. Perché non sono stati trovati soltanto soldi e droga alla coppia: nella perquisizione presso l’abitazione nei pressi della casa circondariale di via del Tonnazzo, infatti, sono stati trovati alcuni smartphone, numerose schede sim e, soprattutto, delle “buste schermate”. È questo il dettaglio su cui si stanno facendo altre valutazioni: si tratta di contenitori con caratteristiche simili a una “gabbia di Faraday”, il dispositivo militare che prende il nome dallo scienziato inglese che, nel 1836, realizzò una gabbia ancora utilizzata dagli eserciti di tutto il mondo per isolare le strumentazioni in operazioni particolarmente critiche.

I sistemi per eludere i metal detector

Da qualche anno, questo dispositivo militare ha trovato applicazione anche per le nuove tecnologie, con la sempre più diffusa realizzazione di contenitori con una magliatura in metallo che in grado di bloccare le emissioni elettromagnetiche, impedendo quindi agli oggetti che ci sono dentro di comunicare con l’esterno. Con le “buste schermate” diventa impossibile trasmettere e ricevere dati: uno smartphone inserito all’interno del contenitore, di fatto, “sparisce” dalla circolazione. E risulta impossibile essere intercettato, ad esempio, dai metal detector e dagli altri strumenti di protezione che sono presenti all’interno dei carceri, come quello di Salerno.

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