Condotte caratterizzate da «scorrettezza e aggressività»: il Consiglio di Stato ha utilizzato questi termini nel definire alcune azioni della Gori finite nel mirino della Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. L’Agcm aveva chiesto la riforma della sentenza del Tar Lazio che stabiliva l’assenza di pratiche aggressive da parte del gestore idrico.
La sanzione
Una vicenda che risale al 2016, quando l’Autorità sanzionò la Gori per «la fatturazione di importi difformi da quelli realmente e volutamente fruiti, con modalità e tempi pregiudizievoli per l’utente, unitamente alla minaccia di sospensione del SII senza adeguato preavviso in caso di mancato pagamento degli importi suddetti; la mancata e ritardata evasione risolutiva di richieste e reclami degli utenti, unitamente all’avvio o mancato arresto delle azioni di fatturazione e sospensione della fornitura in pendenza di evasione». Condotte che furono sanzionate con una multa di 250mila euro.