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Battipaglia, il terreno comprato con i soldi sporchi

di Carmine Landi
Sotto sequestro i 6.676 metri quadri: Cascone mirava a realizzarci l’osteggiata stazione di servizio
Battipaglia, il terreno comprato con i soldi sporchi

Il compariello. Alias risalente alla vecchia vita di Ferdinando Cascone, classe ‘69, stabiese residente a Scafati, terminata nel 2001, quando fu arrestato per aver coperto la latitanza di Ferdinando Cesarano, boss dell’omonimo clan protagonista dell’eclatante fuga, tramite un cunicolo, dall’aula bunker allestita in una palestra scolastica dismessa a Fuorni di Salerno. Il compariello (nomignolo documentato perfino dalle pagine di Wikipedia) fu condannato per favoreggiamento e associazione di stampo mafioso. Ha pagato il suo debito con la giustizia per quei fatti, che hanno comunque influito nella determinazione della più restrittiva delle misure cautelari, richiesta dal pm della Dda di Salerno, Francesca Fittipaldi, e inflitta dal gip Pietro Indinnimeo.

L’arresto

Dall’alba di ieri Cascone è in carcere insieme al figlio Catello, classe ‘98, mentre la moglie Cinzia Spinelli, ‘70, è ai domiciliari. Per conto di Decimo Viola, dominus d’un «ampio sodalizio criminale transnazionale» (parole del gip), la famigliola s’occupava di «reimpiegare e riciclare, anche attraverso un’autonoma sottorete di riciclatori e a fronte dell’emissione di false fatture di copertura per operazioni inesistenti, i proventi illeciti derivanti dai reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina commessi dai sodali».

Il fondo della discordia

Impiego di denaro di provenienza illecita, con l’aggravante transnazionale: è l’ipotesi di reato contestata a Cascone junior, finora incensurato, rappresentante legale della “Cascone C.”, srl assai nota a Battipaglia. Si tratta della società che da due anni e mezzo battaglia per realizzare un maxi-distributore di carburanti in via Domodossola, a due passi dal frequentatissimo liceo Medi e sulla sponda del fiume Tusciano: proposito strenuamente avversato dalle minoranze consiliari, dalla popolazione studentesca e dal comitato “Prima Battipaglia”, costituito proprio per contrastare il faraonico progetto. Al cancello dell’incolta distesa di 6.676 metri quadri, da ieri, ci sono i sigilli della Procura. Sarebbe stata acquistata con soldi sporchi, figli del business messo in piedi da Viola.

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