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Cosa oggi ha da dire il Santo ai salernitani?

La conversione di Matteo è un esempio: uomo immerso negli interessi materiali che abbandona tutto per seguire Cristo
Cosa oggi ha da dire il Santo ai salernitani?

La festa patronale di Salerno, è la festa di tutti i salernitani, è vero, ma lo sentiamo dire ogni anno.

I festeggiamenti in onore di San Matteo, dalla messa pontificale in cattedrale alla processione, dal profumo della milza che inonda le strade della città ai suoni e ai colori dei fuochi, tutto si presenta come un ibrido di tradizioni religiose e antropologiche. Tutto bello, anzi bellissimo, ma c’è di più. Per comprenderlo basta porsi una domanda: cosa ha da dire San Matteo ai salernitani di oggi?

L’apostolo ed evangelista, è una figura chiave del cristianesimo, non solo per il suo ruolo nella diffusione del vangelo, ma anche per la sua storia personale. Matteo, infatti, era un esattore delle tasse, una professione malvista e considerata corrotta nel contesto sociale dell’epoca. Eppure, proprio da questo ruolo marginale e criticato, Matteo venne scelto da Gesù, trasformandosi in uno dei suoi più fedeli seguaci.
La conversione di Matteo è un esempio per tutti: un uomo immerso negli interessi materiali e nel potere terreno abbandona tutto per seguire Cristo. Il suo è un viaggio di redenzione, simbolo di speranza per tutti coloro che si sentono distanti dalla fede, impantanati in vite segnate dall’egoismo o dall’indifferenza.

In un mondo segnato da una crescente distanza dai valori religiosi tradizionali, la figura di Matteo si ripropone come una scelta tra il vuoto e la pienezza di senso.

A chi si sente schiacciato da un sistema che privilegia l’accumulo di beni materiali, la competizione e l’egoismo, Matteo insegna che è possibile cambiare rotta, ricorda che non esiste una condizione umana che sia troppo distante dall’amore e dalla chiamata di Dio.

L’evangelista fa della sua vita la lettera di invito, da parte di Cristo, a non avere paura del cambiamento. In tal modo si trova, nel percorso di Matteo, una lezione fondamentale: la ricerca del divino parte sempre da una trasformazione personale. Questo non può lasciare indifferente nessuno, nemmeno chi crede di non credere. Distanti dalle stratificate posizioni ideologiche si tocca con mano che è nella natura dell’uomo l’apertura a Dio e che, senza del quale, si ripiomba nel vuoto.

Ecco cosa dice oggi il Patrono ai salernitani, ecco cosa rende salda una comunità che trova la sua forza nella condivisione, nell’accoglienza e nella riconoscenza di ciò che la storia ha consegnato come patrimonio per il futuro.

Don Alfonso D’Alessio

Docente di Diritto canonico alla Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura-Seraphicum (Roma)

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