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San Matteo, un giorno che appartiene alla comunità salernitana

di Eleonora Tedesco
Don Felice Moliterno, parroco del Duomo: «Grandi sorprese»
San Matteo, un giorno che appartiene alla comunità salernitana

L’aria che si respira in Cattedrale, con la statua di San Matteo che guarda verso l’ingresso dall’altare maggiore e i santi già schierati lungo la navata di sinistra, è già carica di tutte le aspettative del grande giorno dei salernitani, quello che unisce le famiglie, fa ritornare chi è fuori e fa da promemoria identitario. Perché ci sono cose che si devono fare e si rimandano a dopo San Matteo, come se si trattasse del vero inizio dell’anno dopo l’estate, un Capodanno tutto locale che soltanto chi nasce a Salerno può comprendere. Ogni ingranaggio della macchina che da secoli si muove il 21 settembre è quasi pronto. “Sicuramente – spiega il parroco del Duomo, don Felice Moliternoa differenza dello scorso San Matteo che fu per me il primo, quest’anno c’è grande gioia ma anche molta più consapevolezza”.

Nonostante siano secoli che la processione attraversa le strade della città, infatti, il copione è sempre inedito e si scrive strada facendo, anche se il percorso è sempre lo stesso. Non è sfuggito, ad esempio, che al debutto da parroco, don Felice ha impresso alla processione una celerità inedita, anche mantenendo il polso fermo nel passare tra una paranza e l’altra. “Quest’anno – assicura – ci sarà ancora più ritmo e fluidità, ovviamente senza mai nulla togliere all’importanza e alla solennità del momento. Ma insieme ai portatori, in piena armonia, abbiamo condiviso il percorso e la modalità, anche se molto si decide sul momento”.

Più che i cantieri, però, il vero nemico dei portatori delle statue sono le buche disseminate lungo il percorso. “I cantieri al Corso, quest’anno – conferma Raffaele Amoroso, capo della paranza di San Matteo – non ci dovrebbero creare nessun problema, il nostro obiettivo è tentare di sfilacciare il meno possibile la processione restando compatti tra paranze così da non creare inutili lungaggini. Anche per la benedizione al mare si è trovata una soluzione che ci sembra corretta, quindi non resta altro che scendere con le statue”.

Quest’anno, però, per la paranza di San Matteo sarà una festa con un retrogusto amaro perché per tutti è ancora vivo il ricordo e il dolore per la scomparsa di Ciro De Caro, personaggio amatissimo al Centro Storico. “Le nostre magliette – anticipa il capo della paranza del patrono – porteranno una scritta che vuole essere un omaggio a Ciro e ai tanti che, in questi anni ci hanno lasciati. Per noi l’orgoglio e la gioia di essere portatori non cambiano mai, anzi cresce nel tempo, ma nel cuore portiamo un velo di tristezza per i cari, gli amici e i tanti compagni di strada che non sono più con noi”.

+++L’ARTICOLO COMPLETO SULL’EDIZIONE ODIERNA DEL QUOTIDIANO CARTACEO+++

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