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I dem e il caso Alfieri: mors tua, vita mea

di Ernesto Pappalardo
I dem e il caso Alfieri: mors tua, vita mea

Il caso Alfieri – senza entrare nel merito delle valutazioni di ordine più specificamente giudiziario – è più strettamente politico, o anche, per dirla tutta con chiarezza: umano. Ma che cosa sono diventati davvero quelli che una volta erano i partiti? A cominciare, ovviamente, dal Pd che, pure, a vedere bene è l’erede diretto di un filone di formazioni che proprio negli ultimi anni ha aggregato due tradizioni più che nobili della politica italiana.

Sensazione, evidentemente, sbagliata, errata, fuori strada. Perché, invece, dal Pd non si è registrata una sola parola di solidarietà per Alfieri sul piano più specifico della comunanza di schieramento. E, invece, no. A livello della condivisione di un progetto (politico), di un’idea (politica), di un percorso (politico), niente. E questo già è accaduto ben prima della sospensione dalla carica di sindaco e di presidente della Provincia da parte del prefetto.

La federazione del Pd, la commissione provinciale di garanzia del Pd, avevano già sospeso Alfieri dall’“anagrafe degli iscritti del Pd”. Insomma, non c’è più posto per te, qui nel Partito democratico no, non abbiamo il tempo di aspettare.

Le accuse sono gravi, niente da dire, si parla di pizzini, di trattative, di riconoscimenti economici precisi. Non c’è dubbio che il percorso giudiziario che sembra derivarne è difensivamente difficile. Ma, rimane, la domanda: il partito, quello che ne resta in questo periodo tra l’altro preelettorale qui in Campania, davvero pensa di recuperare, di fare bella figura, interrompendo bruscamente i rapporti con un personaggio, una personalità, di queste dimensioni, appunto, politiche e partitiche? E non si riesce a dedurre più di tanto perché nessuno parla, “si espone” più di tanto. Perché? Rispondono a mezza voce: “Non sarebbe prudente, è un momento delicato”.

Ecco, la “ragione politica” resta intatta, anche perché, bisogna considerare, adesso chi governerà quel fiume di voti e di consensi che Alfieri era in grado di fare materializzare, fin dall’inizio della sua ampia e vasta carriera politica.

Ora la partita, pare di capire, resta, più o meno, tutta qui. Ma ci riusciranno? Il partito sembra non esserci proprio più, né ha saputo lanciare quel segnale di attenzione, anzi, di preoccupazione.

Occorre ribadire che i fatti appaiono più che gravi, ma il Pd va avanti e non aspetta la conferma o meno di tutto quello che è apparso fino adesso. No. Eppure resta un processo da compiere, prove da analizzare e verificare, fatti da approfondire, eccetera eccetera. Ma, soprattutto, resta la dignità di dimostrare e confermare che il Pd c’è, esiste, nonostante Alfieri, con o senza di lui, che, però, non può meritare di essere trattato così, qualsiasi cosa abbia commesso, affermato e dimostrato giudiziariamente.

È chiedere troppo? Il Pd, che è in questo momento governato dalla Schlein, parla, dice qualcosa? No, pare solo che non c’è. E anche tutto questo significa qualcosa, più o meno.

E gli altri sindaci di una delle più estese province d’Italia? Sono in pochi a prendere una posizione, ad esprimere non parole di vicinanza, ma, almeno di solidarietà di fronte alla dimostrazione di quello che la politica, semplicemente, è diventata: Mors tua, vita mea.

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