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Appalti come “mazzette”: scacco al sistema Alfieri

di Carmine Landi
In carcere il presidente della Provincia e sindaco di Capaccio Paestum, ai domiciliari la sorella, Campanile, il dirigente Greco e i vertici di Dervit
Appalti come “mazzette”: scacco al sistema Alfieri

«Scaltrezza e spregiudicatezza». Caratteristiche dimostrate da Franco Alfieri, presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum, che dall’alba di ieri mattina è in carcere. Le parole sono di Valeria Campanile, gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare richiesta da Alessandro Di Vico, pm titolare delle indagini sugli appalti pilotati a Capaccio Paestum. «Con me si dorme a quattro guanciali, perché quando nacque il diavolo io già tenevo la coda»: il 30 ottobre dello scorso anno il primo cittadino pestano parlava così in presenza di Andrea Campanile, staffista 27enne che ufficialmente era l’autista del politico ma nei fatti s’è rivelato il suo faccendiere, ben addentrato in qualsiasi faccenda amministrativa («messaggero», lo definisce il gip), e dell’ingegnere paganese Carmine Greco, dirigente municipale classe ‘63. Previsione errata, quella del numero uno di Palazzo Sant’Agostino, noto alle cronache nazionali come “l’uomo delle fritture” a causa dell’infelice uscita di qualche anno fa del presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca, che celebrò la capacità dell’avvocato torchiarese di mietere consensi: mentre lui è a Fuorni, i due interlocutori di quel giorno di fine autunno sono finiti agli arresti domiciliari. Analoghe misure sono stata applicata nei confronti della sorella del sindaco capaccese, la torchiarese Elvira Alfieri, classe ‘69, legale rappresentante (l’amministratore di fatto, per gli inquirenti, è il fratello) della Alfieri Impianti, del rocchese Vittorio De Rosa, classe ‘58, patron della Dervit, e del suo compaesano e procuratore speciale Alfonso D’Auria, del ‘71. Il sostituto della Procura capeggiata da Giuseppe Borrelli, in verità, aveva chiesto il carcere per tutti: finanche per Carmine Landi, ingegnere battipagliese di 63 anni, per il quale il gip non ha ravvisato la sussistenza d’esigenze cautelari. Simultaneamente sono finiti sotto sequestro danaro e beni dal valore complessivo di poco meno di 544mila euro nelle disponibilità di De Rosa (293.545 euro) e dei fratelli Alfieri (250.302).

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