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Salerno, assistenza al palo: a rischio i fondi del Pnrr

di Salvatore De Napoli
Cure a domicilio agli over 65 con patologie croniche, in bilico 500 milioni: l'Asl deve attivare il servizio per 8mila utenti
Salerno, assistenza al palo: a rischio i fondi del Pnrr

La Campania rischia di perdere circa 500 milioni di euro dai fondi del Pnrr per la sanità se non si raggiungerà il target del 5% dei pazienti over 65 con almeno una patologia cronica per cui è attivata l’assistenza domiciliare programmata (Adp) a cura dei medici di base. Sono solo due le Aziende sanitarie della Campania che hanno raggiunto l’obiettivo, Caserta e Napoli 3 Sud (zona Vesuviana), mentre le restanti cinque sono ancora ferme al 2,5%: tra queste c’è quindi anche l’Asl Salerno. I tempi, però, stringono: la missione recupero, infatti, deve essere completata entro e non oltre il 31 dicembre 2024 e per il Salernitano significa assistere a domicilio altri 8mila pazienti, al di là dello stesso numero già seguito. Per raggiungere l’obiettivo minimo previsto di altre 8mila persone da prendere in carico, occorre che i 750 medici di medicina generale della provincia di Salerno – in pratica i medici di famiglia – assumano in carico ciascuno altri dieci pazienti con determinate caratteristiche. Un obiettivo che sarebbe facilmente raggiungibile se anche i distretti sanitari fossero più performanti nel chiedere al loro professionisti convenzionati di procedere con questa missione e se qualche medico fosse più disponibile, seguendo le indicazioni della Fimmg e degli altri sindacati.

L’incontro

Nella riunione tenuta giovedì scorso presso la sede di via Nizza dell’Asl, il direttore generale Gennaro Sosto ha lanciato un appello affinché si potesse raggiungere questo target, raccogliendo il parere favorevole dei sindacati dei medici. Non è solo una questione di soldi: per il sistema sanitario regionale, non raggiungere questo 5% significa perdere un cospicuo finanziamento che, al contrario, consentirebbe una maggiore assistenza, con visite almeno una volta al mese del proprio medico di famiglia. In questo modo aumenterebbe l’assistenza ai pazienti cardiopatici, nefropatici, diabetici, ipertesi, riducendo i rischi legati alle patologie ma anche provocando una riduzione degli accessi ai Pronto soccorso, da tempo ingolfati soprattutto da utenti con patologie che ricevono i “codici” di minore gravità. Molti medici, però, sottolineano che l’Adp viene comunque assicurata ma che spesso occorrono tempo e anche risorse umane per l’onerosa parte burocratica conseguente le visite, ovvero la registrazione sull’apposita piattaforma.

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