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Livelli Essenziali di Assistenza, tra spesa e il diritto alla Salute

Livelli Essenziali di Assistenza, tra spesa e il diritto alla Salute

Negli ultimi anni, il settore sanitario italiano ha dovuto affrontare una sfida cruciale: come garantire la sostenibilità economica del sistema senza compromettere i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). I tetti di spesa, imposti a livello regionale e nazionale, sono uno strumento di controllo della spesa pubblica volto a contenere i costi, ma il loro impatto sull’accesso alle cure ha sollevato questioni critiche, sia sotto il profilo sanitario che giuridico. Questo articolo esplora le implicazioni di tali limiti di spesa e l’influenza che le recenti controversie giudiziarie hanno avuto nella difesa delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e nella tutela del diritto alla salute.

L’introduzione dei tetti di spesa: un’arma a doppio taglio? I tetti di spesa sanitaria sono stati introdotti come misura di austerità in risposta alla necessità di limitare il crescente debito pubblico italiano, con una regolamentazione che ha progressivamente assunto una struttura complessa e rigida. La logica alla base di questa misura risiede nella volontà di evitare sprechi e migliorare l’efficienza delle risorse pubbliche, ma la sua applicazione ha dimostrato effetti collaterali significativi. Secondo i dati del Ministero della Salute, nel solo 2022, in oltre il 70% delle Regioni italiane, le spese sanitarie hanno superato i limiti stabiliti, portando a tagli nelle prestazioni offerte e alla riduzione di personale. In Lombardia, ad esempio, la Regione ha dovuto ridurre i fondi destinati alla diagnostica preventiva, un intervento che ha scatenato reazioni critiche e segnalazioni da parte di associazioni dei pazienti. Situazioni simili si sono verificate in altre regioni, tra cui Lazio e Campania, dove la riduzione dei fondi ha colpito i servizi di assistenza per i pazienti cronici.

Il momento patologico: un impatto diretto sui LEA e sui pazienti L’adozione dei tetti di spesa ha portato a uno scenario definibile come “momento patologico” del sistema sanitario, in cui l’impossibilità di garantire i LEA incide direttamente sui pazienti. Questo termine è stato utilizzato di recente in un’indagine della Corte dei Conti che ha evidenziato come la riduzione delle risorse in alcune ASL sia alla base di gravi carenze nelle cure erogate. Le prestazioni minime garantite dai LEA includono, ad esempio, servizi di assistenza specialistica, diagnostica e riabilitativa. Tuttavia, secondo un rapporto dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS), nel 2023 si è registrato un calo del 15% nell’erogazione delle prestazioni previste dai LEA rispetto all’anno precedente, con gravi ripercussioni soprattutto per i pazienti oncologici e cronici. Questo ritardo nell’accesso ai trattamenti indispensabili si è tradotto in un peggioramento della qualità della vita per molti pazienti e, in alcuni casi, in un aumento della mortalità per cause prevenibili.

Le attività giudiziarie a difesa delle ASL: un ruolo fondamentale per garantire la sostenibilità. Le ASL si trovano spesso in una posizione delicata: devono rispettare i tetti di spesa imposti, pur garantendo cure adeguate ai cittadini. Tuttavia, l’impossibilità di adempiere a entrambe le esigenze porta le ASL in tribunale, spesso per difendersi da cause intentate da pazienti e associazioni che rivendicano il diritto alle prestazioni sanitarie. Le attività giudiziarie sono, dunque, diventate una difesa necessaria per le ASL, che cercano così di proteggere il proprio operato e il rispetto dei vincoli di bilancio.

In un caso recente, il Tribunale di Napoli ha dato ragione all’ASL locale, stabilendo che il diritto alla salute non può essere usato per aggirare i limiti di spesa imposti dalla legge. Tuttavia, altre sentenze hanno seguito un approccio diverso, imponendo alle ASL di garantire le prestazioni, anche quando queste comportino sforamenti di budget. Nel 2023, una sentenza della Corte di Cassazione ha confermato l’obbligo per un’ASL di una Regione del Sud di fornire farmaci salvavita a un paziente, nonostante il budget sanitario fosse già stato superato, sottolineando come il diritto alla salute debba prevalere su quello al contenimento della spesa. Questi casi giudiziari hanno creato un precedente significativo, sollevando interrogativi sul modo in cui bilanciare la necessità di tutela economica con l’obbligo di garantire cure adeguate. Inoltre, i tribunali italiani hanno dimostrato una crescente sensibilità nei confronti delle implicazioni costituzionali legate al diritto alla salute, riconoscendo che i tetti di spesa non possono essere una giustificazione valida per negare trattamenti indispensabili.

Verso una riforma: la necessità di una revisione dei tetti di spesa. Per risolvere questo impasse, è necessario un ripensamento strutturale delle regole che governano i tetti di spesa. Molti esperti propongono un approccio più flessibile, basato sulla revisione periodica dei limiti di spesa in base ai bisogni sanitari reali e non su parametri economici fissi. Una delle proposte avanzate dall’AGENAS consiste nell’introduzione di un sistema di monitoraggio dinamico che permetta di aggiornare i tetti di spesa in base a dati di efficienza e risultati clinici, garantendo così sia la sostenibilità economica che la qualità delle cure.

In questo contesto, anche il coinvolgimento del settore giudiziario può svolgere un ruolo proattivo, affiancando l’attività delle ASL con orientamenti giurisprudenziali chiari e prevedibili. La Corte dei Conti, ad esempio, ha proposto una maggiore collaborazione tra il Ministero della Salute e le Regioni per identificare aree di spesa critiche e intervenire in modo mirato.

Conclusione: il bilanciamento tra risparmio e diritto alla salute. I tetti di spesa rappresentano un valido strumento di controllo, ma la loro applicazione rigida rischia di violare il principio fondamentale sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana, secondo cui “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.” Il superamento del momento patologico del sistema sanitario richiede una visione equilibrata e una riforma normativa che permetta di rispondere adeguatamente alle esigenze di controllo finanziario e alla tutela del diritto alla salute.

Mariagiusy Guarente*
Marcello Abbondolo*

* (Dirigenti avvocato, Asl Avellino)

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