Incredulità e amarezza. Sono le sensazioni provate ed esternate da Danilo Iervolino subito dopo la sentenza del gup del tribunale di Napoli, Enrico Campoli, che ha condannato l’imprenditore di Palma Campania e proprietario della Salernitana a quattro anni di reclusione al termine del processo in abbreviato.
La decisione
Ieri mattina, dunque, nelle aule di piazza Cenni, sono state pronunciate le decisioni di primo grado per gli imputati che hanno deciso di farsi giudicare con il rito alternativo dopo l’inchiesta coordinata dalla Procura partenopea (l’aggiunto Sergio Ferrigno e il pm John Henry Woodcock i sostituti titolari del fascicolo) che ha fatto luce sui “favori” e sulle ipotesi di corruzione al Ministero del Lavoro per ottenere la scissione del patronato Encal-Inpal in due entità differenti, così da garantire vantaggi economici e patrimoniali. Richiesta che, secondo quanto sostenuto dall’accusa, sarebbe stata soddisfatta anche grazie a Iervolino che avrebbe assunto nell’Università telematica Pegaso (all’epoca dei fatti ancora di sua proprietà) un figlio della funzionaria del Ministero che ha dato il placet all’operazione.
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