Presso la Federazione Regionale delle BCC, a Salerno, si è svolto un convegno sul futuro del Credito Cooperativo. Ne abbiamo parlato con Antonio Marino della BCC di Aquara.
Di cosa si è discusso?
E’ vero, presso la Federazione di Calabria e Campania delle BCC, qui a Salerno, si è tenuto un importante convegno sul Tema “Il futuro del Credito Cooperativo”. Hanno partecipato molte BCC nonché il Presidente Nazionale di Federcasse, Augusto Dell’Erba, e il Direttore di Federcasse, Sergio Gatti. Il convegno si è aperto con una relazione di Amedeo Manzi, Presidente della Federazione Regionale, che ha informato i presenti sulle varie comunicazioni pervenute dalle altre Federazioni Regionali, sempre sul tema del futuro del nostro movimento. Hanno fatto seguito gli interventi di tutti i rappresentanti delle varie BCC intervenute. Il convegno è risultato molto qualificato e con grande onestà intellettuale ognuno si è espresso sull’attuale corso del credito cooperativo e sulle sue prospettive future.
Che c’è dunque nel futuro delle BCC?
C’è tanta positività. Siamo tutti coscienti che il nostro è un modello di business longevo e che nel tempo ha sempre dimostrato la sua valenza. Le Casse Rurali, oggi BCC, esistono in Italia da oltre un secolo. In tutto questo tempo hanno portato solo benessere dove sono state presenti. Ma soprattutto non sono mai costate un centesimo allo Stato. A differenza di altre banche più blasonate, non hanno mai fatto ricorso al denaro pubblico per colmare qualche falla. Sono state banche che si sono guadagnate sul campo una ottima reputazione ed hanno esercitato quella democrazia economica che si è dimostrata tanto utile nel far partecipare alla loro gestione localistica i tantissimi soci che ogni BCC ha annoverato nel tempo.
Quale è lo stato di salute delle BCC?
Oggi le BCC sono più forti che mai, sono più patrimonializzate, sono cresciute nei loro attivi di bilancio, sono cresciute nel numero di clienti e di soci. A fine 2024, come quasi tutte le banche, presenteremo bilanci oltremodo positivi e sicuramente rafforzeremo ulteriormente la rispettiva solidità patrimoniale.
Allora a cosa è servito questo convegno?
A fare il punto sulla situazione. Tutti sanno che le BCC, con una recente riforma, dal 2019 sono sotto il controllo e la direzione di due Capogruppo SpA. Quindi le BCC hanno perso un po’ in autonomia ma sono cresciute in termini di solidità e qualità della gestione. In Italia vi sono due Capogruppo: ICCREA di Roma e Cassa Centrale di Trento. La prima ha circa 120 banche affiliate mentre Cassa Centrale ne ha 65. Le due Capogruppo hanno il compito di vigilare sulle BCC affinché ognuna eserciti una sana e prudente gestione nell’ottica di non avere mai bisogno di interventi di sostegno. Così facendo il Gruppo cresce a livello di volumi ed anche a livello reputazionale. Il lavoro che stanno facendo le Capogruppo è un lavoro complesso e indispensabile. Lo stanno facendo molto bene e con risultati evidenti. Interrogarsi oggi sul futuro significa capire cosa bolle intorno a noi e posizionarsi nel modo migliore rispetto ai tanti cambiamenti in atto. Di questo si è parlato in buona sostanza. Della situazione economica dell’Italia, della differenza evidente tra l’economia del Nord e quella del Sud, dove noi siamo. Dall’entrata a regime della riforma sono passati 5 anni ed è giusto fare un tagliando alla legge di riforma su alcuni temi marginali ma pur sempre migliorabili. Oggi i miglioramenti auspicabili sono nella crescita professionale di ciascuno e nell’agilità che abbiamo perso per colpa della eccessiva burocrazia. Sburocratizzare serve a tutte le aziende, BCC comprese. Concordia totale delle BCC presenti, sul tema delle fusioni: nessuno le vuole, bastano le tante fusioni già fatte. Adesso pensiamo a consolidare e far crescere le BCC che sono rimaste. De Gasperi, che era di Trento, ebbe giustamente a dire: “La cooperativa deve crescere ma non a discapito della cooperazione”. Avanti tutta.