Aperte in anticipo, per vanità politica. Vennero chiuse a novembre, perché orfane di collaudo. Riaperte qualche settimana dopo, le sale operatorie sono inciampate in piccoli intoppi. La carenza di personale. Gli infermieri che fanno reparto non reggono il doppio ritmo. E cioè anche la seduta di sala operatoria. A Natale, sembrava tutto risolto. Ieri la doccia fredda. Scozzese, direbbero in tv. Il gelo tra ferri e macchinari. Dieci gradi scarsi in sala operatoria.
I rischi
Come un arbitro di calcio, il dottore Fernando Chiumento ha allargato e richiuso le braccia, segnalando l’ineluttabile chiusura. I condizionatori non funzionano. Sale operatorie in clausura, sedute rinviate, pazienti a casa in attesa di una nuova convocazione. Questa volta non per fretta e vanagloria elettorale dei politici. Questa volta il motivo è serio. Fa freddo e non si può operare. I rischi sarebbero altissimi.
Il “rompete le righe”
Raccontano i ben informati, che già lunedì mattina s’erano manifestati i primi sintomi di gelo. Capìto s’era che qualcosa non andava. I manutentori, professione infernale quando fa troppo caldo o freddo in ospedale, erano impegnati a risolvere il gelo calato sul reparto di Medicina. «Lunedì– racconta un operatore- è saltata la sala operatoria di oculistica per impraticabilità climatica. Hanno fatto solo una o due emergenze chirurghiche». Martedì è arrivato il rompete le righe.
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