C’è chi per trent’anni ha pagato 20 euro al mese e, adesso, ne deve versare 400. O chi finora ne ha versati 30 di euro e nel cedolino che ha stampato adesso il canone è aumentato a 600 euro. Sono quasi 200 i residenti salernitani (su una platea di almeno 8mila persone residenti il tutto il territorio che va da Scafati a Sapri) che si sono ritrovati agli uffici di Salerno, nei pressi dello stadio Vestuti, dell’Agenzia campana per l’edilizia residenziale (Acer) a chiedere conto degli aumenti dei canoni per le case popolari non solo non previsti ma, soprattutto, in molti casi insostenibili. «La situazione è allarmante e rischia di diventare esplosiva», sostiene senza mezzi termini Pierluigi Estero, segretario regionale della Uniat e membro dell’Osservatorio regionale sulla casa.
Il calcolo
Questi aumenti derivano dal fatto che si sta applicando il nuovo metodo di calcolo dei pigioni, sancito da una legge regionale datata 2019. Una sorta di bomba a orologeria che i sindacati hanno tentato di depotenziare ma che non sono finora riusciti a sminare. Per effetto del pacchetto di norme varato dall’Ente di Palazzo Santa Lucia, infatti, il calcolo per il pagamento del canone mensile delle case Erp non avviene più in base al reddito bensì all’Isee e si suddivide in due parti: una soggettiva, in cui vengono considerati anche il reddito non imponibile e il patrimonio immobiliare quindi i risparmi, e una parte “oggettiva” in cui si considerano parametri relativi all’immobile.
La legge
«L’ultima legge prima di quella varata nel 2019 – sottolinea Estero – risaliva al 1998, quindi si tratta di persone che per trent’anni sono state abituate a un determinato approccio e una determinata metodologia e che ora, senza alcun preavviso, si trovano una serie di aumenti, in molti casi non corretti. Grazie all’intervento delle sigle sindacali, siamo riusciti a mantenere il tetto massimo del canone sotto il 12% del valore dell’Isee, abbiamo scorporato Tfr, disabilità e nuclei pluriparentali. Ma ci sono ancora dei problemi enormi che chiediamo di affrontare urgentemente con la Regione».
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