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Domenico De Rosa: «Auto elettrica? La grande menzogna»

Il Ceo del Gruppo Smet tra i più critici con l’Unione Europea che ha promosso la transizione
Domenico De Rosa: «Auto elettrica? La grande menzogna»

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha promosso con forza la transizione all’auto elettrica, presentandola come la soluzione definitiva per ridurre le emissioni di CO2. Tuttavia, non tutti condividono questa visione. Tra i critici più autorevoli il Cavaliere Domenico De Rosa, CEO del Gruppo Smet, leader nel settore della logistica e dei trasporti.

Cavaliere De Rosa, perché parla di “grande menzogna” riferendosi all’auto elettrica?
Perché ci stanno raccontando solo una parte della storia. L’Unione Europea sta imponendo l’elettrico con incentivi e sanzioni, senza un reale sviluppo tecnologico competitivo. Questa transizione forzata rischia di danneggiare i consumatori, le imprese e l’intero sistema produttivo
europeo.

In che modo questa politica penalizza le imprese europee?
Le aziende europee stanno subendo una doppia pressione: da un lato, sanzioni per chi produce ancora motori termici; dall’altro, una concorrenza sleale da parte dell’industria cinese, che domina la produzione di batterie e veicoli elettrici a basso costo. Senza un’adeguata
strategia industriale, l’Europa sta consegnando il proprio futuro tecnologico nelle mani di Pechino.

L’auto elettrica viene presentata come “a emissioni zero”. Lei non è d’accordo?
Assolutamente no. Dire che un’auto elettrica non inquina è una semplificazione ingannevole. Bisogna considerare l’intero ciclo di vita del veicolo: dalla produzione alla rottamazione. Le batterie richiedono minerali come litio, cobalto e nichel, la cui estrazione ha un impatto
ambientale devastante. Inoltre, la produzione è energivora e spesso alimentata da centrali a carbone, in particolare in Cina. E poi c’è il problema dello smaltimento delle batterie esauste.

Anche la rete elettrica europea non è del tutto “green”. Quanto pesa questo fattore?
Moltissimo. In molti Paesi europei l’energia proviene ancora in gran parte da combustibili fossili. Questo significa che ricaricare un’auto elettrica non è affatto a impatto zero, anzi! Senza un’infrastruttura basata su fonti rinnovabili reali, il rischio è che si stia solo cambiando il punto in cui le emissioni vengono prodotte, senza un reale beneficio per l’ambiente.

Cosa pensa della rapidità con cui l’Europa sta abbandonando i motori termici?
Penso che sia una scelta avventata e pericolosa. Il settore automotive è uno dei pilastri dell’economia europea e questa transizione forzata potrebbe causare una crisi industriale senza precedenti. I motori termici di nuova generazione sono ancora altamente efficienti e potrebbero essere migliorati con carburanti alternativi come biocarburanti e idrogeno.

Quali alternative propone?
La vera sostenibilità si basa sulla diversificazione. Non possiamo affidare il futuro della mobilità a una sola tecnologia, peraltro ancora immatura. Dobbiamo investire anche su biocarburanti avanzati, idrogeno e motori ibridi di nuova generazione.

Qual è il rischio maggiore di questa strategia?
Che l’Europa si trasformi in un mercato di consumo per prodotti cinesi, mentre le nostre industrie chiudono. L’imposizione dell’elettrico, così com’è stata progettata, sta spianando la strada ai produttori asiatici, molto più avanti nella produzione di batterie e auto elettriche economiche. Questo potrebbe portare alla distruzione di un intero comparto industriale.

In conclusione, qual è il suo messaggio alle istituzioni europee?
Serve una strategia più equilibrata. La transizione ecologica deve essere sostenibile non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia e la società, altrimenti rischiamo di trasformare l’auto elettrica in un boomerang per il nostro continente.

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