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Boom bazar dei bengalesi a Salerno: «Ci sono troppe anomalie»

di Alessandro Mosca
Sos commercio, Confartigianato rilancia l’allarme. Il presidente Risi: «Tanti negozi storici faticano ad arrivare a fine mese, come fanno ad aprire?»
Boom bazar dei bengalesi a Salerno: «Ci sono troppe anomalie»

Negozi che chiudono dopo tanti anni d’onorato servizio. E altri che aprono, spuntando un po’ ovunque in città per offrire ai clienti qualsiasi tipo di merce. È la situazione che vive il commercio a Salerno negli ultimi mesi: botteghe e attività accorsate sbarrano le loro porte per lasciare spazio ai bazar molto spesso gestiti da cittadini bengalesi. Una situazione, quella del proliferare di questi locali, su cui ha acceso i fari anche la Procura di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli che vuole comprendere tutte le sfaccettature di questo fenomeno. E che, inevitabilmente, finisce all’attenzione anche delle associazioni di categoria. Come Confargianato Salerno, favorevole a quest’integrazione ma che, in ogni caso, non riesce a spiegarsi – vista anche la crisi generale – come queste attività possano proliferare il modo così esponenziale.

«Il fenomeno lo stiamo osservando tutti: le botteghe e i negozi di vicinato vengono sostituiti dai bazar gestiti da stranieri. C’è da approfondire questa dinamica», evidenzia il numero uno dell’associazione, Franco Risi. Che dettaglia le sue osservazioni: «Pare strano che queste attività spuntino così rapidamente, c’è da dire che sono anche tutte con lo stesso stile. Non siamo assolutamente contrari all’integrazione lavorativa degli imprenditori stranieri ma sta di fatto che si deve comprendere se questi esercizi commerciali operano con le stesse regole delle altre imprese artigiane e commerciali».

Anche perché, come osserva Risi, la situazione del commercio a tutti i livelli non è certo felice: «Se oggi un negozio aperto da trent’anni fa fatica a restare aperto, magari godendo anche di vecchi contratti di fitto, non si riesce a spiegare come possano restare aperti questi negozi di “commercio povero”, come fanno ad essere gestiti visto che prevedono orari molto prolungati. Nell’ordinarietà, le attività artigianali e i negozi fanno fatica a restare aperti e, dunque, questa situazione ci sembra un po’ anomala. Le istituzioni di competenza devono affrontare con forza questo tema».

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