“È l’amore che apre gli occhi”. Papa Francesco lo ha annunziato nel suo giorno di ritorno al Padre, alle ore 7:35 del 21 aprile, proprio nel momento in cui il risultato lo ha accompagnato nella gioia di Pasqua. Nato a Buenos Aires, 17 dicembre 1936, ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969, eletto Papa il 13 marzo 2013, Jorge Mario Bergoglio, presenta un senso personale della sua vita. Non si può diminuire la grandezza del suo mandato, il servizio di un uomo completo, di un sacerdote speciale, di un Vescovo che ha consumato la sua esistenza che si è trasformata in un donarsi senza fine.
Descrivere la molteplicità dei vari momenti, della sua volontà di agire nella chiesa, che ha cercato indissolubilmente di “aprire al mondo”, “uscire” sempre da una chiesa “chiusa” e sigillata. Il mondo, il pensiero, la fede del Santo Padre che sta in cammino, la chiesa che grida per farsi conoscere, il tutto della conoscenza, sfonda il mondo reale fino a rendersi “mondo nuovo”. E il Pontefice che ha sfidato tutti gli elementi della trasformazione dal “quale” al “quanto”, Mario Bergoglio, ha vinto sia nella razionalità e sia nella fede. L’uomo nell’amore supera la morte e con Cristo si proclama “piccolo” con i piccoli, “grande” con i grandi. La sfida dell’educatore nel mondo che cambia non è “dottrina”, personale del Pontefice, ma in colui che nella Parola di Dio viene alimentata “la salvezza”. “La mia dottrina non è mia, ma dico colui che mi ha mandato” (Gv 7,16). Gli eventi che hanno invaso la “sua corsa” di Apostolo lo hanno spinto a ravvivare la metodologia di San Paolo. Andare, incontrare, annunciare, agire, toccare uomini e donne, piccoli e grandi, soprattutto poveri e bisognosi. Bergoglio ha visitato il mondo, offrendo Cristo vivo e Salvatore.
Tanti sono i suoi scritti pastorali. “Si tratta di molte esortazioni apostoliche, lettere, omelie discorsi, messaggi rivolti ai fedeli, ai sacerdoti, ai giovani, agli educatori, ai convegni nazionali e internazionali e confronto soprattutto con il mondo della cultura operativa. L’aspetto sociale ha incluso il punto costruttivo di una sociopolitica che è l’anima della carità, della famiglia, dell’uomo in quanto tale, dichiarato umanesimo. Il Santo Padre ha offerto al mondo di oggi, soprattutto la sua informazione del pensiero e dell’azione. Vi è un annuncio di Dio, punto supremo della sua umiltà e della sua certezza. Ogni volta, quando ha fatto un riferimento all’incontro con Dio, ha manifestato sempre una novità. Ha spronato a rinunciare alle abitudini, a metterci in marcia verso le periferie e le frontiere, là dove si trova l’umanità più ferita e dove i giovani, dietro la loro apparenza di superficialità e conformismo, non si stancano mai di cercare una risposta alle proprie domande sul senso della vita. L’educazione, seguendo la pedagogia di Dio, consiste proprio nel cammino della umanizzazione. “Sono vivo, non sono ancora morto”. Sono le parole del nostro Santo Padre, che ha proclamato la grandezza della vita, l’attaccamento alle realtà della chiesa, al mondo che lo ha riconosciuto e amato. Per Bergoglio tutti siamo informati che la sua morte è stata vinta. Non mi lamento, non piango, rappresento la volontà di Colui che ha servito con tutte le sue piccolezze. Il Vangelo l’ho amato, ho cercato di distribuirlo a tutti. Ecco perché mi dichiaro felice di celebrare la mia festa nell’incontro con il mio Dio. La sintesi della sua vita esprime una nascita nel mondo di una persona chiara, luminosa, animatrice nel costruire una casa nuova. Persona cresciuta nella sua totalità. Desiderosa di scoprire il mondo reale come unità, amante della verità, espressione di una bellezza infinita.