«Se lo Stato non ci tutela ci tuteliamo noi». Il messaggio campeggia sulle locandine affisse nella mattinata di ieri agli angoli delle strade del popoloso rione Turco, alla periferia di Battipaglia. Lo hanno affisso i giovani del quartiere, che da una decina di giorni, al calar della sera, pattugliano il comparto. Hanno un gruppo WhatsApp: raccolgono le segnalazioni e s’affacciano per verificare ciò che accade, con l’intento d’allertare le forze dell’ordine. Talvolta succede pure che l’allarme sia falso: nelle serate scorse, per esempio, avevano avuto notizia di un’anziana aggredita in corrispondenza del sottopasso ferroviario di via Rosa Jemma.
Nessuna denuncia
Hanno appurato che non era vero. Contrariamente alla tentata incursione dei banditi in un appartamento al primo piano d’un parco residenziale che svetta sulla Statale 18: «Lì il padrone di casa – racconta uno dei promotori del gruppo di controllo – s’è ritrovato i ladri sul balcone. Non sono entrati, per fortuna». Un’emergenza rione Turco non c’è: ai carabinieri e alla polizia di Stato, infatti, non risultano denunce d’atti predatori perpetrati nel quartiere.
La raccolta firme
I giovani del posto, che ieri sera, nella sede dell’oratorio San Filippo Neri (incardinato nella parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù), hanno chiamato a raccolta i residenti per una raccolta firme («La invieremo alla Prefettura, sperando serva a mandare qualche tutore dell’ordine in più a Battipaglia»), dicono d’agire perché «prevenire è meglio di curare». Parlano d’un senso d’insicurezza che attanaglia l’intera capofila della Piana, e sperano di motivare i coetanei degli altri quartieri ad emularli: «A via Italia, in pieno centro, tra risse ed episodi di violenza non si può passeggiare più. Stiamo lasciando che si prendano le nostre città».
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