«Quando mi ha consegnato il pallio, mi ha raccomandato di imparare a ballare. Gli ho detto “Santità, magari cantare sì. Ma danzare è più complicato». È uno dei ricordi che l’arcivescovo di Salerno, Andrea Bellandi, ha voluto condividere per ricordare Papa Francesco: la guida della Diocesi spiega bene quanto il Pontefice simpatizzasse con la comunità salernitana e con la «nostra terra salernitana» che «associava a quella di un popolo pieno di gioia e di entusiasmo e me lo ripeteva sempre». Un legame fatto di simpatia ma anche di profonda spiritualità, nonostante Bergoglio non abbia mai visitato la città d’Arechi.
Il legame
«Ha conosciuto un po’ Salerno prima attraverso prima la figura di San Matteo, che per lui è stata decisiva: il 21 settembre andò a confessarsi e fu per lui quasi un momento di nuova conversione e anche, forse, di decisione della vocazione. E quindi anche il motto “miserando atque eligendo” (“guardò con misericordia e lo scelse”) – ricorda monsignor Bellandi – riferito alla conversione dell’Evangelista ha segnato sicuramente tutta la sua vita. E poi, Bergoglio era affascinato dalla figura del cardinale Antonio Quarracino (nato a Pollica nel 1923 e trasferitosi nella sua Argentina a soli quattro anni, ndr), di cui fu prima vescovo ausiliare e poi sostituto a Buenos Aires. Ma era soprattutto affascinato dalla madre del cardinale, persona solare, lieta ed esplosiva che associava alla nostra terra».
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