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“Il Clandestino”, un noir metropolitano

Edoardo Leo veste i panni e la complessa personalità di Luca Travaglia
“Il Clandestino”, un noir metropolitano

«C’è un solo modo per uscire dalla solitudine e ritrovare se stessi e le proprie emozioni: scivolare in quelle degli altri». È questo che fa Luca Travaglia, ex ispettore capo dell’antiterrorismo, cui un tragico attentato ha spezzato esistenza e carriera: non segue più regole, a parte quella di accorgersi degli altri e mettersi al servizio di chi ha bisogno del suo aiuto. Prestare ascolto e non giudicare, fino a diventare “Il Clandestino”.

Serie crime comedy in sei serate creata da Ugo Ripamonti e Renato Sannio, scritta da Ugo Ripamonti, Renato Sannio e Michele Pellegrini per la regia di Rolando Ravello, “Il Clandestino” è una coproduzione Rai Fiction – Italian International Film, prodotta da Fulvio e Paola Lucisano. Edoardo Leo veste i panni e la complessa personalità di Luca Travaglia. Al suo fianco Hassani Shapi, Alice Arcuri, Fausto Maria Sciarappa, Lavinia Longhi, Mattia Mele, Michele Savoia, Isabella Mottinelli, Tia Architto e Simone Colombari sono protagonisti delle sei prime serate di Rai 1, a partire da lunedì 8 aprile.

Luca Travaglia, ex ispettore capo dell’antiterrorismo, si dimette dalla Polizia dopo un attentato che è costato la vita alla sua donna e l’uso delle gambe al più giovane dei suoi agenti. Non riuscendo a perdonarsi per l’accaduto, Travaglia lascia Roma e si trasferisce a Milano, dove tira avanti facendo il buttafuori nelle discoteche. Vive in un minuscolo loft all’interno di un’officina meccanica gestita da Palitha, un intraprendente cingalese trapiantato con la moglie a Milano. Il giorno in cui Palitha, suo malgrado, finisce nei guai, Travaglia decide di aiutarlo. Ed è l’inizio di un percorso che lo porta – a bordo di un improbabile carro attrezzi e insieme a Palitha, con cui fonda la più improbabile delle agenzie investigative – a scoprire una Milano diversa e sconosciuta, dai mille volti, e dalle mille lingue. Travaglia diventa così un’alternativa plausibile – se non l’unica – al servizio sia degli “ultimi”, quelli che non possono rivolgersi alle forze dell’ordine, che dei “primi”, quelli che non vogliono esporsi a causa della loro posizione.

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