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Vittorio Di Ruocco: «I miei versi sono una cura per l’anima»

di Nicola Salati
Il poeta ha pubblicato la raccolta di liriche “Non crescono più fiori sulla terra”: «L’amore antidoto alle guerre»
Vittorio Di Ruocco: «I miei versi sono una cura per l’anima»

«La parola si fa mantra, canto che richiama l’abbraccio universale e comincia là dove la parola finisce. La sua poetica tocca, per un lirismo potente, la complessità del vivere assolvendo al compito di lasciare ai posteri, attraverso il dasein heideggeriano, il senso di ciò che nel cieco mondo accade». Sono queste le parole usate da Patrizia Stefanelli per dipingere nella prefazione l’ultima fatica letteraria del poeta pontecagnanese Vittorio Di Ruocco dal titolo “Non crescono più fiori sulla terra” (Caramanica Editore). Una raccolta di liriche, sono 43 in totale, che raccolgono «in una fusione di realtà e simbolo, l’indignazione per le guerre, la critica sociale, le emozioni personali, il sentimento della solitudine», scrive ancora la Stefanelli.

Come nasce quest’ultima raccolta di poesie, sempre in endecasillabo suo metro di elezione, che segue ad altre sue pubblicazioni precedenti – “Le mani sul cielo”, “I colori del cuore”, “Il nulla e l’infinito”, “Il destino di un poeta”, “Cecità”, “L’inverno che divampa” e “La danza delle anime” – oltre ai due romanzi “L’albero dei miracoli” e “L’amante di Dioniso”?

Dal far conoscere ai lettori il mio pensiero, espresso in versi, su temi quali l’amore e la guerra. Si tratta di due questioni che presentano a prima vista un’opposizione radicale ma è proprio questa contrapposizione che riesce a creare una tensione importante in chi legge. Infatti la traccia che ripercorro nel libro è quella di vedere l’amore come unico antidoto ai conflitti che purtroppo pervadono la quotidianità dell’uomo che dimostra sentimenti pervasi da antagonismo e prevaricazione sia individuale sia collettivo.

Il titolo è significativo di cosa i lettori possono trovare nell’opera…

Assolutamente. “Non crescono più fiori sulla terra” richiama alla guerra che dilaga e arriva nel cuore dell’Europa che io considero il continente civilizzatore del mondo.

Quando la poesia può essere utile a “spiegare” la guerra?

Tanto perché non è facile parlare dei conflitti armati, sembra scontata come azione ai più, però farlo in versi vuole provare a far riflettere gli uomini portandoli via dalle assefuazioni dei mass media generalisti andando a fornire un risveglio delle coscienze e facendo così tornare gli uomini attori protagonisti della propria vita.

La poesia parla anche i giovani?

Le moderne tecnologie conducono i ragazzi di oggi in una dimensione virtuale e trascendente che li trasporta in posti sconosciuti, i versi invece hanno il dovere di sollecitare la conoscenza del proprio “io” spingendoli alla ricerca della verità e portandoli a diventare individui e non massa. Le mie poesie vogliono essere una sana “frustata emotiva” per risvegliare la parte di noi che si è addormentata.

Un libro che lancia tanti messaggi?

Sì, ma messaggi originali visto che intende coinvolgere gli uomini perché risveglia le loro passioni utilizzando un linguaggio nuovo anche se appartiene a un’opera d’arte. Spero che attraverso le mie liriche si possa aprire un mondo “altro” alle persone.

Quale è stato il complimento più bello che ha ricevuto per i suoi scritti?

Durante una premiazione in Umbria un “collega” poeta si è avvicinato e mi ha detto: «Più del riconoscimento che ho vinto io sono felice di aver conosciuto te che sei il cantore delle emozioni». Ricevere un tale complimento è stato davvero da sprone visto che io ho iniziato a scrivere quasi per caso per poter partecipare a una competizione goliardica e da quel momento non mi sono più fermato perché scrivere in versi è un dono non è qualcosa che si può imparare. Sicuramente si può allenare il linguaggio così come faccio io essendo appassionato di filosofia, ma le emozioni vanno vissute per poterle mettere successivamente su carta.

Quale è la poesia, tra le tante che ha scritto, che le è rimasta più a cuore?

Voglio fare una premessa che tutte le liriche sono per me importanti perché vogliono dare al lettore la prova dei miei sentimenti. Ma se proprio ne devo scegliere una non posso non citare “Se tu mi regalassi l’infinito”.

Perché?

Raccoglie dei versi che ho sempre definito come neo romantici. Dei versi in cui l’amore diventa una via, uno strumento per raggiungere l’assoluto.

E cosa c’è nel futuro del poeta Vittorio Di Ruocco? Sta lavorando ad altre pubblicazioni?

Per adesso posso solo anticipare che ho quasi pronta un’altra raccolta di liriche ma aspetto di completarla prima di dare svelarla.

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