Lo storico Eusebio, autore della celebre “Storia ecclesiastica”, tesse di lui questo elogio: “Si è distinto nel confessare la fede… e vecchio, pieno di giorni e di virtù, ha consumato nell’età romana il martirio per decapitazione“. Subì una morte cruenta, avvenuta durante la persecuzione forse più sanguinosa, quella di Diocleziano, attraverso la quale Fausto testimonierà la fede nel Signore Gesù morto sulla croce e risorto.
Nel diritto dell’impero romano, il rifiuto di prestare culto agli dei era severamente punito, e i processi per “ateismo” erano occasione, per i cristiani, di affermare pubblicamente la propria identità. Quasi che il martirio potesse avvicinarli ancora di più a Gesù, rendendoli più simili al loro Maestro.