Gianluca Petrachi, di professione direttore sportivo, e Stefano Colantuono, allenatore dal lungo corso, ieri mattina – durante la conferenza stampa per presentare il successore di Giovanni Martusciello sulla panchina di quella che ora è la loro Salernitana – sembravano essere tornati ai tempi in cui erano calciatori: a tutto campo senza risparmiarsi, bravi a difendere, poco inclini a fare melina ed in grado di rilanciare. Desiderosi, soprattutto, di fare bene il loro lavoro coinvolgendo tutti.
Così si sono intraviste, naturalmente non per volontaria loro scelta, alcune medaglie di questa Salernitana che balbetta in serie B dopo aver dimenticato di giocare in A tanto da retrocedere.
Da dove vogliamo cominciare? Dall’asset societario perché, in fondo, è sempre quello che paga sotto tutti gli aspetti. Nella filiera, che si evince dai ragionamenti dei due dipendenti della Salernitana, basi solide sembra averle principalmente il proprietario del club Danilo Iervolino: a lui il ds Petrachi, – come da quest’ultimo ieri riferito in pubblico – ha detto di esserci rimasto male per alcune frasi di altri alti dirigenti del club sugli acquisti di calciatori fatti e sui costi della rosa, ma con lui ha asserito di voler operare a gennaio in sede di mercato. Patron che si è materializzato anche nelle parole di mister Colantuono nel momento in cui ha spiegato di essere stato affascinato dal progetto sportivo dell’imprenditore rispetto anche al settore giovanile.
Di chi, poi, sempre dopo le parole del “magnifico duo granata” ci occupiamo? Della squadra. Che per il tecnico Colantuono, se si impegna e lavora, può fare bene. Mentre in riferimento ai calciatori il ds Petrachi ha detto che il suo auspicio è quello di toccare poche cose e di farlo in autonomia. Autonomia, giusto un termine caro sia al ds che al mister. Il primo si è assunto la paternità delle scelte fin qui fatte, ma per onestà intellettuale illustrando che ci sono stati dei vincoli a cui operativamente ha dovuto attenersi e che si augura possano essere rimossi alla prossima sessione di mercato qualora si ritenesse necessario un restyling della rosa. Colantuono, invece, a chiare lettere ha detto che parlerà con tutti i calciatori ma che le decisioni alla fine le prende lui.
Più di un’anima, non da questa stagione, “anima” la stagione di Danilo Iervolino alla guida della Salernitana: è evidente. Correnti che, però, non sembrano preoccupare i due timonieri Petrachi e Colantuono che – detto o non detto – hanno spalle larghe.
Passaporto utile per superare inevitabili turbolenze che, come nello sport anche durante la quotidianità della vita, sono dietro l’angolo.
Ma questi due amici, Gianluca Petrachi e Stefano Colantuono – apparsi ieri perfetti complici nel demonizzare l’incubo di una nuova disfatta della Salernitana dopo la retrocessione mortificante dalla A lo scorso giugno ma maturata molto prima non solo in campo – hanno palesato la loro natura di irriducibili lotatori quanto bravi ascoltatori.
Non dicendo, ma difficile che la pensino diversamente, che di pallone si deve occupare chi ne sa. Mentre i conti sono altra cosa, pur importanti.
Insomma sconti a nessuno, garanzia che se Petrachi e Colantuono sbaglieranno non si nasconderanno dietro un dito. Per questo, cortesemente, li si faccia operare nel ruolo assegnatogli. A giudicarli, sportivamente, c’è tempo. Senza spifferi dallo spogliatoio, consigli interessati e improvvise vampate di passione per la Salernitana che si sciolgono quando c’è da remare per risalire il fiume come in queste ore.
E vuoi vedere che questi due riusciranno a far camminare la Salernitana sul fuoco…